In un editoriale pubblicato il 1° dicembre 2020 su "Milano Finanza", Nicola Bedin commenta quanto emerso nello studio pubblicato il 25 novembre da Standard & Poor’s Rating sulla valutazione del merito creditizio relativamente a 43 società italiane. Il 42% di queste ha attualmente un outlook negativo, quasi in linea con la media europea: come specificato nell’editoriale il rischio di downgrade, cioè di deterioramento della loro affidabilità, si deve anche agli effetti della pandemia che hanno ulteriormente inciso sulla loro "intrinseca debolezza".
Nicola Bedin sottolinea inoltre come la maggior parte dei rating investment grade, quelli cioè che denotano una maggiore solidità, siano nel settore delle utility e delle infrastrutture. In base alle stime dell’agenzia, nei Paesi dell’Emea il turismo, la ristorazione e il retail "non essenziale" e gli altri settori su cui ha impattato maggiormente la pandemia potrebbero impiegare fino al 2023 o anche oltre per ritornare ai livelli di attività dello scorso anno. Non bisogna però sottovalutare i potenziali rischi legati a un’ulteriore recrudescenza della pandemia prima che i vaccini siano largamente disponibili o l’incertezza dovuta a eventuali tensioni finanziarie e a instabilità circa la ripresa dei consumi.
In Italia "i parziali lockdown di queste settimane possono portare a un rallentamento più marcato nell’ultimo trimestre 2020 e nel primo trimestre del 2021 rispetto alle precedenti proiezioni". Per i ricavi delle società italiane monitorate da S&P si stima un ritorno ai livelli pre-Covid solo a metà 2022 ma se la situazione si rivelasse ancora più sfavorevole, la ripresa sarebbe più lenta e si arriverebbe al 2023: lo stesso vale per ebitda e leverage, secondo quanto osserva il Presidente di Snam nell’editoriale.
"Per quel che riguarda le aziende con rating speculative grade, cioè quelle più a rischio, la cattiva notizia rispetto alle investment grade è che le prime evidenziano un peggioramento più marcato del leverage, la buona è che si prevede che le stesse registrino un più rapido miglioramento dell’ebitda": secondo Nicola Bedin si tratta di "un contesto da monitorare, sul quale i dubbi superano le certezze". Il Presidente di Snam cita ad esempio la tenuta delle piccole e medie imprese nel momento in cui dovesse venir meno il supporto dello Stato che già oggi "si manifesta con le moratorie sui finanziamenti e con la garanzia dal Mediocredito Centrale sui nuovi prestiti".