Non si vive di solo pane, non si vive di sola sicurezza. Ma è importante essere sicuri di mangiare e di vivere. Sembrano definizioni triviali, inutili. Invece la sicurezza, o meglio la sua mancanza, è diventata la risposta che quasi tutti diamo alla domanda su quale sia il primo compito che deve assicurare chi ci governa. È un po’ poco, sembra di essere tornati ai tempi del far west e degli sceriffi, ma è un segnale di cui non si può non tenere conto. D’altra parte è evidente che se non ci si sente sicuri a casa, a scuola, al parco giochi, per strada o in ufficio si ha meno tempo per pensare al “companatico”, per restare nella metafora iniziale. Le altre esigenze che dovrebbero essere colmate da una buona amministrazione – la scuola, le attività culturali e sportive, l’assistenza agli anziani e ai meno abbienti per citarne alcune – passano in secondo piano. Difficile dire se questa sensazione diffusa di poca sicurezza sia cresciuta con l’immigrazione. Certo è che, come mia nonna soleva dire che a Milano non c’era delinquenza finché non c’è stata l’immigrazione dal Sud, ora tutti noi siamo pronti a sostenere che i crimini sono commessi dagli stranieri, preferibilmente se arrivati dall’Est Europa, dall’Africa o dal Sud America. E qui siamo al tipico cane che si morde la coda: è probabile che chi si trova in situazioni disagiate sia più portato dalla necessità a commettere atti disonesti, ma se poi si va a vedere le statistiche spesso queste smentiscono le nostre sensazioni, dimostrando che i delinquenti ci sono a ogni latitudine. E io non riesco a dimenticare un’intervista che avevo letto tempo fa al rappresentante dei romeni in Italia, nella quale spiegava che il nostro paese, vista la facilità con cui non si entra o si esce dalla prigione, è considerato una specie di riserva naturale di caccia per chiunque in Europa voglia delinquere. Quindi torniamo a un punto che è diventato ricorrente per questa newsletter: l’unico modo che abbiamo di spingere l’Italia verso la normalità è assicurare i diritti. Che ci siano, che vengano rispettati e soprattutto che chi sgarra paghi. Dopo, forse, potremo cominciare a pensare a come farcire il panino.
Auro Palomba
FONTE: Fondazione Nordest
AUTORE: Auro Palomba