La sostenibilità è ormai diventata la parola chiave del presente e del futuro di ogni settore, anche a livello aziendale. Generalmente si attribuisce il significato di tale concetto all’ambiente, ma in realtà il termine è allo stesso modo strettamente correlato alla sostenibilità economica e sociale.
Attraverso un elaborato, Luciano Castiglione approfondisce nel dettaglio tale questione: “L’attenzione verso l’ambiente è, ad oggi, uno dei leitmotiv più ricorrenti nella politica internazionale. In questo panorama si sono andate sempre più definendo, sia nella PA che nelle aziende, delle figure preposte al calcolo degli impatti ESG – enviromental, social and governance – con il compito di facilitare la transizione verso un futuro più pulito, più attento verso le persone ed il pianeta”.
Il D.lgs. del 30 dicembre 2016 n. 254, che attua la direttiva internazionale 2014/95/UE, sancisce l’obbligo per alcune imprese di presentare la dichiarazione non finanziaria relativa ai temi ambientali e sociali attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.
Numerose realtà aziendali hanno quindi deciso di affidare il management a figure altamente qualificate: è importante disporre, all’interno del proprio team, di professionisti capaci di sviluppare e implementare strategie sostenibili volte al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il cambiamento del management aziendale ha così portato alla nascita di un nuovo profilo, il sustainability manager.
Tale figura professionale ha pertanto una grande responsabilità nel predisporre strategie e iniziative che siano sì efficaci per il business, ma allo stesso tempo sostenibili: tale professione, spiega Luciano Castiglione, può essere definita come una “figura mista/trasversale tra un CSR manager ed un HR manager”. Il know-how richiesto include le conoscenze sulla sicurezza dei lavoratori, dei prodotti e delle pari opportunità, e il management ambientale e dei fornitori. Più in generale, le competenze possono essere classificate in due categorie: le verticali abbracciano le abilità manageriali e tecniche (capacità organizzative e di leadership); le orizzontali comprendono le competenze sociali e soft (capacità relazionali e comunicative). Il concetto e il valore di sostenibilità, insieme a quello di innovazione ed economia circolare, devono essere condivisi e trasmessi a tutti i componenti, livelli e processi aziendali di qualsiasi business, che sia esso un servizio, una startup o un’impresa di grandi dimensioni.
In ambito internazionale, sottolinea Luciano Castiglione, si tiene conto del ruolo della sostenibilità nei piani di ricostruzione e ripresa prendendo in considerazione tre parametri. La sostenibilità sociale contribuisce a limitare le diseguaglianze sociali che risultano essersi inasprite a causa dell’emergenza sanitaria (violenza domestica, discriminazioni razziali, povertà); la sostenibilità ambientale invece permette di tutelare il nostro pianeta; infine la sostenibilità economica mira a creare business sostenibili vista l’incertezza della condizione economica attuale.
Il concetto di sostenibilità è ormai diventato un elemento imprescindibile nell’ambito di qualsiasi strategia di management aziendale che impone di rivedere e ripensare il processo di creazione di valore: “Per le aziende, ciò si traduce nella necessità di identificare azioni virtuose da realizzare in termini di sviluppo sostenibile, sia per la creazione di valore aziendale che per l’ottenimento di agevolazioni previste dal piano Next Generation EU”.
Il sustainability manager, conclude Luciano Castiglione, ha il compito di guidare l’azienda verso il cambiamento. Con le proprie competenze professionali è in grado di accelerare il percorso aziendale verso la transizione green, assicurando la sostenibilità ambientale e tutelando allo stesso tempo gli aspetti e gli impatti sociali.