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Nel Piano al 2030 la svolta di A2A: il “Corriere della Sera” intervista l’AD Renato Mazzoncini

Da multiutility a life company che guarda all’Europa: il futuro di A2A è nel Piano decennale presentato lo scorso 20 gennaio dal Presidente Marco Patuano e dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale Renato Mazzoncini. Investimenti per 16 miliardi di euro al 2030: dieci nello sviluppo di energie rinnovabili e sei sull’economia circolare con l’obiettivo di contribuire alla realizzazione di “infrastrutture strategiche, innovative ed essenziali per la crescita e il rilancio del Paese”.
Lo ha sottolineato Renato Mazzoncini in un’intervista dedicata alla svolta di A2A che è stata pubblicata su “L’Economia”, l’inserto del “Corriere della Sera”, lo scorso 25 gennaio: “L’economia circolare e la transizione energetica sono al centro dell’arena della ripresa, del Green Deal e di Next Generation Eu. Ci sono le condizioni per accelerare”. La premessa alla base del Piano, come spiega l’AD, è importante: l’energia “che arriva sulla terra è una risorsa praticamente infinita rispetto alle nostre necessità, ma dobbiamo essere capaci di catturarla. Le risorse naturali sono invece finite. E le nuove tecnologie servono per catturare l’energia e per usare in maniera circolare le risorse. A2A abilita tutte e due le leve”.
Il futuro del Gruppo si ergerà sempre più intorno a economia circolare e transizione energetica, contesti europei a tutti gli effetti: “I player con cui ci compariamo vedono l’Europa come mercato domestico, se noi considerassimo l’Italia come unico mercato dove muoverci sarei come un allenatore di calcio che tiene tutta la squadra in difesa. Per le rinnovabili vogliamo ridurre il rischio di permitting, le autorizzazioni vanno troppo lentamente e non vogliamo rallentare la nostra pipeline. Nel waste to energy siamo la quarta azienda al mondo per Ebitda, abbiamo un know how fortissimo che possiamo esportare in Europa”.
Sul fronte delle rinnovabili, secondo quanto precisato da Renato Mazzoncini, il progetto è di investire 300-400 milioni di euro in piattaforme di sviluppo, quindi in società che hanno già le autorizzazioni alle pipeline e il capitale umano capace di fare questo tipo di mestiere: “Siamo molto forti sulla generazione idroelettrica e termoelettrica, dobbiamo integrare velocemente le competenze sulla parte di sviluppo delle rinnovabili. Abbiamo già iniziato a fare scouting”. A2A punta inoltre a sostenere fortemente la digitalizzazione: “Investiamo 2,8 miliardi nel piano, che comprendono anche le innovazioni tecnologiche come ad esempio le batterie per lo storage. La digitalizzazione serve per rendere più efficiente la gestione dei nostri impianti, dobbiamo evolvere verso la manutenzione predittiva. Ma serve anche per crescere sui clienti”.
Il 70% degli investimenti definiti nel Piano rientra nella Tassonomia Ue e il 90% contribuisce agli obiettivi di sostenibilità dell’Onu (SDGs): “Gli investitori sempre di più vogliono investire in aziende compliance con gli SDGs e questo piano connota fortemente A2A in tal senso. Inoltre gli strumenti di finanziamento di cui possiamo dotarci a partire dai green bond premieranno gli investimenti verdi”. Intervistato inoltre in merito al Recovery Plan, l’AD Renato Mazzoncini ha spiegato come in questo ambito siano stati presentati 3,1 miliardi di investimenti “che vanno dal tubo di Cassano per il teleriscaldamento di Milano alle centrali a ciclo combinato a gas, al ciclo idrico. Il progetto più grosso e iconico è il teleriscaldamento da Cassano, su cui abbiamo un monitoraggio attento, per il quale abbiamo chiesto 200 milioni di grants”. Non solo: “Mi aspetto che ci siano bandi per assegnare le risorse Ue anche in settori chiave come la transizione energetica o l’economia circolare. Ma i 16 miliardi di investimenti che abbiamo previsto nel piano non vengono dal Recovery, se arriveranno soldi in più questo aumenterà la nostra capacità di investimento”. Previste inoltre 6 mila nuove assunzioni a fronte di 4 mila uscite e sulla politica dei dividendi “abbiamo un dividend yield del 6% che è al di sopra dei nostri concorrenti. Abbiamo ipotizzato che l’utile netto passi da 300 a 650 milioni e che questo consenta una crescita del dividendo, che oggi è 8 centesimi per azione, di almeno il 3% all’ anno”.

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