Alessandro Benetton
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La corsa di Alessandro Benetton: “Spero vincano i giovani, l’Italia ha bisogno di loro”

I ricordi di Alessandro Benetton: “La bici mi dava un senso di indipendenza e quante volte mio nonno mi raccontò delle sfide tra Coppi e Bartali”

“A me piacciono gli scalatori. Sono quelli che sublimano la fatica. Quelli che si ritrovano soli contro tutti e alla fine lasciano le emozioni più forti…”. Si presenta così Alessandro Benetton, nella stanza dell’hotel Santa Lucia con una vista commovente su Castel Dell’Ovo, quartier generale del Giro d’Italia che domani prenderà il via da Napoli. Ma cosa c’entra con il ciclismo e il Giro d’Italia il leader d’azienda trevigiano che alla soglia dei 50 anni (ne ha 49) è tra i più solidi esponenti dell’imprenditoria italiana? C’entra, c’entra…Si, perché la sua 21 Investimenti, la società di private equity che ha lanciato quasi 20 anni fa, è diventata azionista di maggioranza della Cantina Farnese, azienda vinicola abruzzese con 50 milioni di fatturato e grandi prospettive di sviluppo. E dentro ci ha trovato anche la Vini Fantini, la squadra di Garzelli e Di Luca che sarà tra le protagoniste del Giro d’Italia. “Il nostro non è soltanto un investimento finanziario – spiega Alessandro Benetton -. Ci è piaciuto il modello di business impostato da Valentino Sciotti che abbiamo confermato alla guida della Farnese perché nelle nostre scelte le persone contano. E il fatto che la promozione dei nostri vini passasse dal ciclismo mi ha fatto piacere. È un buon veicolo di comunicazione”

Alessandro Benetton, che Giro d’Italia si aspetta?

“Per dire la verità mi sento come un bambino al primo giorno di scuola… Mi hanno parlato molto bene dell’Inglese Wiggins, ma io spero vinca Nibali o comunque un giovane perché è di giovani in gamba che ha bisogno il Paese, non solo il ciclismo. Mi piacerebbe seguire la tappa che va da Longarone alla mia Treviso o quella con il Gavia e lo Stelvio.

Quali ricordi le ispira il ciclismo?

“Intanto la mia prima bici, che era per tutto il primo veicolo di vera indipendenza. Mi piaceva l’idea del viaggio con un punto di partenza, uno d’arrivo che ci sta in mezzo che è poi la parte più interessante…E poi i racconti di Coppi e Bartali di mio nonno materno, e poi Merckx e Gimondi, Moser e Pantani…Ecco Marco è stato l’icona del campione che piace a me. Era l’Eroe che scappava e si trovava da solo contro la montagna. Un po’ il Messner della bici”.

Il “suo” sport d’elezione è lo sci. Qual è la “sua pista”

“Lo sci e il kite surfing. Lo sci mi ricorda le sveglie alle 5 del mattino e le 2 ore e mezza di pulman per andare a fare qualche discesa. Ogni sciata era una conquista… e adesso mi arrabbio quando penso ai ragazzi che si sentono stanchi anche quando li portano fino alla seggiovia…Mi arrabbio perché non sanno quello si perdono. Piste da sogno? Almeno due: la Stelvio di Bormio e l’Olimpia delle Tofane”

Come imprenditore lei una sorta di allenatore che investe sui talenti. E ha scelto di investire in Italia. Quali sono le sue eccellenze che ci caratterizzano e possono salvare il nostro Paese?

“Per fortuna sono tante. Io vado alla ricerca di idee e di progetti che abbiano qualcosa di concreto alle spalle e una visione di futuro. Noi italiani abbiamo un senso del gusto e della qualità come nessun altro al mondo. Noi intuiamo prima degli altri cos’è bello e cosa è buona. È che poi la catena di negozi di caffè la fanno in America…Ci manca la possibilità di fare sistema e la capacità di dare organizzazione, struttura e programmazione ai nostri talenti. Facile dire che è colpa dell’eccessiva burocrazia, del sistema tributario e della lentezza legislativa. Io credo che i ritardi dell’azienda Italia siano un po’ colpa di tutti e anche gli imprenditori dovrebbero fare qualche esame di coscienza. Noi con 21 Investimenti cerchiamo di dare appoggio a progetti nei quali crediamo come è capitato con Farnese”.

Quando si dice Benetton si pensa alla Ghiranda e alle storiche squadre di basket, volley e rugby. Alla Formula1, lei è anche presidente della Benetton. Tornerà quell’epoca d’oro?

“Abbiamo compiuto un percorso. Non credo che torneremo a occuparci di sport agonistico con quell’approccio, ma resteremo certamente vicini allo sport di base, alla cultura sportiva e allo sport inteso come occasione di sviluppo sociale”

Alessandro Benetton, cosa pensa di Josefa Idem ministro dello sport. Un’atleta al governo.

Tutto il bene possibile. E ci sono altri segnali di cambiamenti importanti che passano dall’elezione di Giovanni Malagò al Coni e dall’incarico affidato ad Antonio Rossi alla Regione Lombardia. Tre persone che conosco personalmente e che mi ispirano fiducia. Credo che ci fosse bisogno di un segnale virtuoso di discontinuità.

FONTE: La Gazzetta dello Sport
AUTORE: Pier Bergonzi

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