Auro Palomba
Aziende

FIAT: l’opinione di Auro Palomba sull’operato di Marchionne

C’è un extraterrestre che si aggira per l’Italia. Viene dal Canada, è atterrato a Torino, e potrebbe tornarsene a Detroit. Questa è almeno (o forse) la speranza di molti che non accettano l’evidente insofferenza di un uomo che per portare la Fiat a primeggiare nel difficile mondo dell’automotive sta cercando di spaccare le consorterie e le abitudini di un Paese che precipita sempre di più nelle classifiche mondiali di competitività. Quando si entra come un elefante in cristalleria a volte si rompono anche i vasi sbagliati. Ma è indubbio che oggi la difficoltà di Marchionne sia quella di farsi comprendere, anche perché l’impressione è che molti si appiglino ai particolari invece che guardare al generale del suo pensiero. Lui parla di salari maggiori legati alla produttività e il messaggio che passa è che vuole lasciare il Paese. Certo è che nessuno può dubitare sul fatto che le relazioni sindacali in Italia vadano cambiate se si vuole riportare la nostra industria sul terreno della competitività nazionale. Molti lo pensano, pochi lo dicono. Fra questi vi è Marchionne, che ha avuto il coraggio (aiutato da John Elkann) di caricarsi sulle spalle il destino del maggior gruppo industriale del paese nel momento più difficile per l’economia mondiale. La partita è cominciata, e in gioco non c’è solo la Fiat bensì la possibilità di fare ancora impresa in questo paese e, soprattutto, di diventare attrattivi per multinazionali che avessero il desiderio di venire in Italia. Marchionne chiede un nuovo modo di fare relazioni sindacali, un nuovo patto sociale. Confindustria lo appoggia, alcuni sindacati accettano il confronto, altri lo rifiutano. La politica sembra imbarazzata: capisce alcune ragioni ma sembra soffrire il personaggio. Come finirà?

Auro Palomba

FONTE: Fondazione Nordest
AUTORE: Auro Palomba

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