Margini bassi, ma grandi volumi. Le imprese europee, compresi i fondi di private equity, ora guardano alla gestione dell’emergenza migranti. Ecco chi ci guadagna. L’analisi.
Dall’inizio del 2014 oltre un milione di persone ha chiesto asilo in Unione europea. La sola Germania si aspetta di dover accogliere 800 mila persone quest’anno e i numeri non sono destinati a calare. Secondo tutti gli analisti i flussi migratori continueranno per molti altri anni, forse anche venti.
Mentre la maggior parte della popolazione guarda preoccupata questa ondata di umanità, le grandi imprese stanno iniziando a soppesare il valore economico dei flussi migratori. Prima di tutto c’è da gestire l’accoglienza. La Germania ha già stanziato un miliardo di euro, ma ogni Stato sta mettendo a budget milioni. Se si parla di accoglienza si parla di strutture dove ospitare i migranti, sistemi di sicurezza e informatici, personale, cibo, attrezzatura da campo, apparecchiature mediche e così via. La lista diventa lunga in breve tempo e i costi aumentano, per il piacere delle imprese del settore.
Ci sono società che già hanno una lunga esperienza in questo campo, come la ORS Service AG, società svizzera che gestisce un campo di accoglienza in Austria. “I margini sono bassi, mai volumi alti”, spiega il fondatore. Ora però anche i fondi di private equity hanno fiutato il business e segnalano ai propri investitori l’opportunità. Qualche nome? C’è la svizzera Argos Soditic, l’inglese Equistone Partners Europe Ltd e persino dagli States guardano con interesse all’Europa.
Ma per chi ha un po’ di spirito di iniziativa le opportunità di business sono molte. La Air Berlin ha ricevuto 300mila euro dal governo tedesco per organizzare i voli di rimpatrio dei migranti economici. In Svezia il governo ha pagato quasi 800mila euro una società che attraverso l’analisi della scrittura prova l’origine dei profughi (dato fondamentale visto che ad afghani e siriani, per citare solo due nazionalità, viene concesso automaticamente il visto).
In Grecia il business parte dai piccoli commercianti e arriva fino alle grandi imprese. Piccoli hotel, fast food, negozi di campeggio e di nautica fanno affari doro con i siriani, per la maggior parte benestanti, che comprano nei negozi sulle isole. La Wester Unione di Atene riceve ogni giorno ventimila euro di rimesse per i profughi, mentre le grandi società di telecomunicazioni fanno offerte speciali con si-card dedicate ai richiedenti asilo.