Auro Palomba: “Con i titoli di consorzio passa dal 5,96 al 12,82%”
L’effetto dell’aumento di capitale delle Generali si fa sentire pesantemente nella relazione semestrale di Mediobanca. Via Filodrammatici ha investito 394 miliardi per il 6,86% della compagnia triestina che, sommato al 5,96% già posseduto, porta la quota di controllo diretta e indiretta sul Leone di Trieste al 12,82%. L’unica public company italiana ha dunque adesso un azionista di riferimento, anche se il diritto di voto relativo al pacchetto ottenuto grazie alla ricapitalizzazione è subordinato alla conversione dei warrant nei prossimi dieci anni. I dati sono contenuti nel fascicolo relativo ai primi sei mesi di gestione 91/92 della banca d’affari milanese, e certamente non mancheranno di suscitare polemiche. Come si ricorderà l’operazione al suo varo fu aspramente contestata perché si riteneva fosse stata concepita unicamente per consegnare il controllo della Generali a Mediobanca. Ci fu addirittura un ricorso alla Commissione antitrust della Cee, per tentare di bloccare almeno una parte degli effetti dell’aumento di capitale. Gli avversari di Mediobanca ottennero un risultato: la banca d’affari non ha il diritto di voto per il 6,86% di azioni fino a che non saranno convertiti i warrant. In pratica il controllo delle Generali, grazie a questa ricapitalizzazione, è stato “congelato”, allontanando il pericolo di scalate che si avverte sempre più presente nell’aria. Il “patto di sindacato” mai sottoscritto ufficialmente che gestisce il Leone di Trieste può infatti contare, oltre che sul 12,82% di Mediobanca, del 4,77% di Euralux e delle azioni nei fondi d’investimento. La cintura di salvataggio pensata ancora una volta dal presidente onorario di Via Filodrammatici, Enrico Cuccia, dovrebbe se non altro spostare in avanti nel tempo il problema di un possibile take over sulla compagnia di Eugenio Coppola di Canzano. Un progetto di attacco alle Generali, secondo voci che circolano con insistenza negli ambienti finanziari milanesi, esiste infatti da tempo, e avrebbe emissari ben precisi. Si parla di un gruppo di compagnie giapponesi, che si sono rese conto della scalabilità della prima assicurazione italiana, e si sono posti l’obiettivo di raggiungerne il controllo nel lungo periodo. L’operazione non sarebbe infatti attuabile in tempi brevi: l’esperienza fatta in Belgio da Carlo de Benedetti, quando tentò di assicurarsi la Société Generale de Belgique, insegna che nei momenti di difficoltà gli azionisti si aggregano in difesa della loro società. Ma è indubbio che grazie a questa operazione Mediobanca si è assicurate, e a un prezzo di favore, una buona quota delle Generali, e dunque, dicono a Piazza Affari, è diventata ancora di più il vero ago della bilancia nella gestione del Leone di Trieste. Le azioni nel portafoglio di Via Filodrammatici sono ora suddivise in modo frazionato, ma la somma parla chiaro: il 12,82% delle Generali in questo momento è in mano a Cuccia e Francesco Cingano. Ma vediamo come sono divisi i pacchetti: in seguito all’aumento di capitale, Mediobanca ha aumentato la propria partecipazione di complessivi 57 milioni di azioni, di cui 8,5 milioni 8,5 milioni a valore sul pacchetto di proprietà. E 48,5 milioni nell’ambito del consorzio. Al 31 dicembre la partecipazione dell’istituto nella compagnia assicurativa, rappresentata da 42,8 milioni di azioni, risultava pari al 5,96%, tenuto conto anche delle 594 mila azioni possedute dalla controllata Finarco. A queste vanno aggiunti i quasi 50 milioni di titoli detenuti da Mediobanca e dalla controllata Sade Finanziaria nell’ambito del consorzio, pari al 6,86% del capitale complessivo. L’attività di Mediobanca nello scorso semestre non si è limitata però all’affare Generali, anche se questo ha occupato 394 dei 430 miliardi spesi nel periodo. Gli altri movimenti più significativi hanno riguardato l’Editoriale, l’Axa e la Mondadori. Per quanto riguarda la holding del gruppo Monti, la banca d’affari milanese è entrata nel gruppo editoriale, acquistando 1,7 milioni di azioni per 5,7 miliardi nel corso del semestre, e altri 1,2 milioni di azioni, per 4 miliardi, dopo la chiusura del periodo: in totale il pacchetto è pari all’1,93% del capitale, L’istituto è invece uscito completamente dalla Mondadori, di cui aveva una quota del 5,35%, e il disivenstimento ha fruttato 8,7 miliardi. Per quanto riguarda la compagnia francese Axa, che fa parte dell’orbita del gruppo triestino, Mediobanca ha aumentato la partecipazione dallo 0.26 allo 0,54% del capitale. Sempre nel primo semestre ’91-92, si è verificata una discesa della partecipazione nella Sip, passata dal 2,24 all’1,81%. Infine, l’utile, che al termine del semestre, al lordo di accantonamenti, imposte e allineamenti, è stato di 340,4 miliardi, in calo di 14,3 miliardi.
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba